Il 13 maggio scorso, i tre fratelli Troiani Angelo, Massimo e Giuseppe hanno festeggiato il compleanno de Il Convivio con un grande evento e una raccolta di ricordi dedicata a chi li ha sempre sostenuti, deliziando ed emozionando gli invitati con tutti i piatti e i vini che hanno fatto la storia del ristorante divisi in “quinquenni di gusto” (1990-1994; 1995-1999; 2000-2004; 2005-2009).
Per la serata, ogni sala del ristorante è stata predisposta per esporre i piatti emblematici di questi vent’anni con cartelli fotografici che riportavano l’anno “di creazione” e una breve descrizione, oltre a due banchi dove venivano somministrati vini in grandi formati. Un piatto su tutti? Il Fegato grasso al torcione in crosta di pistacchi e fichi secchi, abbinato alla Baladin XYAUYU’ ORO, una birra “da meditazione”.
Questa ci sembra l’occasione adatta per ricordare l’incontro tra Dario Laurenzi e i fratelli Troiani, che avvenne quando, appena arrivati da Ascoli Piceno, i tre presero in gestione il ristorante Petrucci, dove il giovane chef Angelo Troiani con la sua freschezza e voglia di fare diede le prime scosse al mondo della ristorazione romana, facendo capire che di lì a poco qualcosa sarebbe cambiato.
Nel 1990 iniziò la nuova avventura e scommessa de “Il Convivio” in Via dell’Orso, che poteva ospitare al massimo 30 ospiti. Erano i tempi i cui tutti i giovani abbastanza curiosi gravitavano intorno a quel ristorante che proponeva piatti abbastanza diversi dal solito, una cucina di sperimentazione comunque legata alla tradizione. Il piccolo locale si distingueva per la sua fornitissima cantina, di quei vini “da Prima Repubblica”, vini che hanno fatto la storia: si contavano infatti più di 700 etichette, un numero folle per quegli anni, ed è stato proprio quel proporre una visione innovativa della ristorazione che ne ha decretato il successo.
Dai suoi esordi Il Convivio ha seguito un percorso il cui filo conduttore è stato il legame con le Marche, l’amore per la cucina romana e una grande creatività. Allo chef Angelo va il merito di essere uno dei pochi chef pragmatici, capace di mettere in mostra il prodotto prima di tutto, e non se stesso, tanto che oggi la sua Amatriciana è famosa in tutta Roma. Questa famiglia ha saputo dimostrare un grande rispetto per la tradizione culinaria romana, omaggiando la città che la ospita con un bicchiere di Frascati.